Turchia ed Europa

 

Dopo il fallito colpo di Stato del 15-16 luglio 2016 e la dura stretta repressiva messa in atto dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, i rapporti tra la Turchia e l’Europa sono andati progressivamente deteriorandosi. Il culmine della tensione è stato raggiunto tra il febbraio e il marzo 2017, quando il leader turco, provocando un’acuta crisi diplomatica, ha ripetutamente tuonato contro l’islamofobia di molti paesi europei e della stessa Ue, ha accusato il governo di Angela Merkel di utilizzare «metodi nazisti» nei confronti dei turchi residenti in Germania ed è giunto a minacciare la sicurezza degli europei e degli occidentali «in ogni parte del mondo».

Secondo molti osservatori, questa guerra di parole va posta in connessione con l’imminente referendum che in Turchia, il 16 aprile, dovrà stabilire il destino della riforma costituzionale in senso ultrapresidenzialista messa a punto da Erdoğan dopo il golpe. Essa, in altre parole, farebbe parte di una spregiudicata strategia elettorale che punterebbe non soltanto a rinsaldare l’orgoglio turco e il regime in patria, ma anche e soprattutto a conquistare i voti dei turchi residenti all’estero (circa 3 milioni di aventi diritto), i quali, chiamati alle urne entro il 9 aprile, potrebbero risultare decisivi per l’esito complessivo della consultazione referendaria.

Questa lettura coglie senz’altro nel segno. E tuttavia, la crisi che sta sempre più allontanando la Turchia e l’Europa ha anche ragioni più profonde, che chiamano in causa un complicato intreccio di fattori interni e internazionali in un quadro geopolitico più generale in costante evoluzione. Un quadro in cui giocano un ruolo di primo piano – per citare solo le cose più importanti – la guerra civile in Siria, la lotta contro l’Isis, la questione curda, il drammatico problema dei migranti e dei profughi in fuga dalle guerre che stanno disintegrando il Medio Oriente, il ruolo dell’Iran nella regione, il dinamismo della Russia di Putin e gli orientamenti della nuova America di Trump.

È estremamente difficile prevedere in quale direzione potrà evolvere questa crisi perché molto dipenderà, ovviamente, dall’esito del referendum del 16 aprile. Ricostruirne i principali passaggi e analizzarne le cause di fondo può tuttavia darci un’idea dei possibili scenari che si prospettano per il futuro.

 

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