L’Italia dalla Seconda alla Terza Repubblica (2011-2021)

Negli ultimi anni due gravissime crisi hanno investito, in forme e misure diverse, l’intero pianeta. La prima è stata la «Grande Recessione», esplosa negli Stati Uniti tra il 2007 e il 2008 e poi dilagata in Europa e nel resto del mondo negli anni immediatamente successivi, con pesantissimi effetti economico-sociali. La seconda, di proporzioni ancora più gravi e tuttora in corso, si è aperta al principio del 2020 con la pandemia di Covid-19 che, oltre a provocare un’emergenza sanitaria di enormi dimensioni, è tornata a colpire vigorosamente le economie e le società di tutti i paesi del mondo. Tra queste due vere e proprie catastrofi di scala planetaria, altre due emergenze hanno investito con particolare intensità l’Europa. La prima è stata la cosiddetta «crisi dei rifugiati» del 2015, strettamente connessa alla guerra civile in Siria, che ha prodotto imponenti flussi migratori verso il Vecchio Continente. La seconda, pressoché contemporanea, è stata prodotta dalla riemersione del terrorismo globale di matrice islamista, che ha colpito diversi paesi europei, e in particolare la Francia, a partire dal 2015, in evidente correlazione con la nascita e l’offensiva dell’Isis, lo Stato islamico.

Gli effetti politici di queste crisi, susseguitesi senza soluzione di continuità, sono stati molteplici e assai rilevanti. Con un dato in comune, quanto meno nei sistemi democratici più avanzati: una crescente sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, dei partiti e della classe politica in genere, considerata incapace di mettere in campo efficaci strumenti di «difesa della società» e percepita come una «casta» autoreferenziale dedita ai propri esclusivi interessi. Deriva da qui lo spettacolare successo dei più svariati movimenti «populisti» e il ritorno in grande stile di «nazionalismi» e «sovranismi» di ogni sorta, che hanno saputo raccogliere, almeno in termini di consenso, un bisogno di «protezione sociale» avvertito sempre più acutamente da persone che si sentono minacciate da tutto: dalle turbolenze dei mercati, dalla perdita di status, dallo spettro della povertà, dal meticciamento generato dai flussi migratori, dal terrorismo internazionale, dal progresso tecnologico, dalle malattie, dai cambiamenti climatici, e via enumerando. Da qui, ancora, una generale instabilità politica, che in molti casi ha trasformato in radice sistemi politici consolidati da decenni.

Non sono state ovviamente soltanto le crisi sopra indicate a produrre l’insieme di questi effetti. Esse, tuttavia, hanno senz’altro impresso una fortissima accelerazione a processi e trasformazioni che hanno investito più in generale la politica – e soprattutto i regimi democratici – nell’età della globalizzazione.

In questa prospettiva, il caso dell’Italia, pur con tutte le sue peculiarità, può essere considerato esemplare.

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