Liberali o illiberali? Le democrazie alla prova del XXI secolo

La parola «democrazia» viene oggi impiegata abitualmente per definire – senza ulteriori aggettivi – quei regimi politici che si basano sul suffragio universale, sul principio e le pratiche della rappresentanza (i parlamenti), sul pluralismo dei partiti, sulla separazione dei poteri, sul rispetto di una costituzione sovraordinata alle leggi ordinarie, sulla difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini, i quali sono chiamati a scegliere con il voto, attraverso libere elezioni periodiche, i propri legislatori e i propri governanti. 

Per indicare questi regimi si usano spesso espressioni composite che ne accentuano gli elementi di volta in volta più rilevanti. Si parla allora – per citare solo le definizioni più diffuse – di democrazie «rappresentative», «pluralistiche», «competitive», «dei partiti», «costituzionali» e via enumerando. La formula senza dubbio più pregnante e di significato più generale, tuttavia, è quella di «democrazie liberali». Essa, infatti, sottolinea il legame stretto (ma in verità assai problematico) che tali regimi tentano di stabilire tra i principi della sovranità popolare e quelli della libertà individuale. Al tempo stesso richiama esplicitamente le due tradizioni storiche, politiche e culturali che, pure in forte tensione reciproca, hanno generato nel loro intreccio le moderne democrazie: la tradizione liberale e quella democratica.

Risalire alle radici di queste due tradizioni, seguirne sia pur brevemente gli sviluppi e sottolineare il carattere problematico del nesso tra democrazia e libertà ci permette di cogliere la natura costitutivamente ibrida delle «democrazie liberali» – o delle «democrazie» tout court – del nostro tempo. Ci consente poi di fissare alcuni rilevanti elementi di fragilità che esse manifestano soprattutto in epoche di crisi. Ci permette infine di comprendere il fascino discreto ma crescente che, proprio in tali epoche, possono esercitare – per riprendere una formula resa celebre dal giornalista e analista politico statunitense Fareed Zakaria e diventata presto di uso comune – le cosiddette «democrazie illiberali». Vale a dire, quelle democrazie che, in nome del popolo, finiscono per calpestare i diritti e le libertà dei singoli individui, spesso trasformandosi poi in brutali regimi autoritari che non hanno più nulla a che fare con la democrazia in qualsiasi senso intesa.

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