Una breve premessa
È sempre estremamente difficile raccontare e analizzare i fatti che si svolgono sotto i nostri occhi. Soprattutto se ci colgono di sorpresa con le loro drammatiche e a volte brutali conseguenze. È capitato due anni or sono con la pandemia, che dal principio del 2020 ha continuato senza sosta a fare il suo corso e non è certo del tutto finita. Sta capitando di nuovo in questi giorni con il cruento conflitto che si è acceso all’improvviso con l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata all’alba del 24 febbraio 2022 e in travolgente evoluzione.
Almeno per ora – 3 marzo – si registrano bombardamenti martellanti, distruzioni, morti, violenze sui civili, coprifuochi, prime consistenti prove di guerriglia, esodi di massa, pesantissime sanzioni internazionali, faticosi e per ora inutili o poco concludenti negoziati, da ultimo una formale condanna dell’aggressione da parte dell’ONU (2 marzo). Non si può tuttavia escludere una deflagrazione più generale, con il coinvolgimento della Nato, degli Stati Uniti e della stessa Europa. Il rischio, semplicemente impensabile ma pur sempre possibile, è quello di una «ascesa agli estremi», incluso il ricorso alle armi nucleari, già più volte velatamente e apertamente minacciato da Mosca.
Tutto, naturalmente, è più o meno prevedibile, soprattutto col senno di poi. Lo era la pandemia, ampiamente annunciata da fior di scienziati. E lo era anche l’attuale guerra russo-ucraina, su cui numerosi analisti e studiosi avevano da tempo richiamato l’attenzione, mettendo al microscopio le ambizioni neo-imperiali della Russia di Putin.
Poi, però, quando le cose «previste» accadono per davvero, i conti ricominciano a non tornare e si ricade nella dimensione dell’imprevedibile. Riprende il sopravvento la contingenza, che è intessuta di eventi improvvisi, di scelte sagge o folli, eroiche o criminali, di grandi e piccoli uomini in carne e ossa, di passioni, di effetti non previsti o non voluti e quant’altro. Il risultato è che in presa diretta non si riesce a comprendere veramente che cosa sta succedendo. Si rischia di mettere insieme dei fatti che alla fine, e solo alla fine, possono raccontare una storia molto diversa da quella che avevamo immaginato all’inizio. È già successo innumerevoli volte e in modo paradigmatico poco più di un secolo fa.È con questa ovvia ma opportuna avvertenza che si può oggi tentare di leggere e comprendere la guerra di Vladimir Putin. Con l’importante aggiunta che, trattandosi di guerra, di una guerra vera, esposta per di più al rischio di un’escalation assai pericolosa, i fatti stessi – oltre a essere tantissimi, confusi e incontrollabili – sono anche difficilmente estraibili dal vortice della propaganda, della disinformazione e della contro-informazione che accompagnano da sempre ogni conflitto e che oggi, nell’epoca dei social, delle fake news e della post-verità, semplicemente dilagano.